Titolo originale: Truth or Dare Paese: USA Anno: 2018 Durata: 100 minuti Genere: Horror
Soggetto: Michael Reisz Sceneggiatura: Jillian Jacobs, Michael Reisz, Christopher Roach, Jeff Wadlow Fotografia: Jacques Jouffret Montaggio: Sean Albertson Musiche: Matthew Margeson Scenografia: Melanie Jones Costumi: Lisa Norcia Trucco: Adrien Morot, Pavy Olivarez, Melinda Osgood, Traci E. Smithe Effetti speciali: Zak Knight Produttore: Jason Blum Produzione: Blumhouse Productions Distribuzione: Universal Pictures Data di uscita: 21 Giugno 2018 (Cinema)
Quando un gruppo di amici decide di partire per un’ultima avventura universitaria e si cimenta in una innocua gara di "Obbligo o verità", il gioco li segue fino a casa, costringendoli a continuare giocare o ad affrontare conseguenze mortali.
Un gruppo di amici all’ultimo anno di college approfitta della pausa primaverile dello Spring Break per concedersi una vacanza di divertimento e sballo in una delle tipiche mete degli studenti americani, il Messico. Inizialmente restia ad unirsi a loro, l’altruista Olivia viene praticamente costretta a partecipare dall’amica del cuore Markie, perché è l’ultima volta che trascorreranno insieme questo spensierato momento di svago prima che le loro strade si dividano. Ma proprio Olivia sarà lo strumento inconsapevole della loro rovina, quando li convincerà a seguire un coetaneo che li porta in una chiesa sconsacrata e li sfida a giocare a un apparentemente innocuo ma fatale gioco di “obbligo o verità”. Chi ha letto alcune delle nostre passate recensioni degli horror targati Blumhouse, sa già quanto stimiamo e siamo riconoscenti a Jason Blum per aver dato vita a una vera e propria horror factory - variante moderna di quella storica di Roger Corman – capace di sfornare quasi a getto continuo, con amore e rispetto per il genere, film a basso budget, sulla base di idee originali. Non è certo un caso che da tutta questa produzione di tanto in tanto emergano autentici gioielli come Scappa - Get Out o film di buon livello come il divertente Auguri per la tua morte e la serie di La notte del giudizio, per non parlare dei film extra-genere come Whiplash e BlacKkKlansman). Lasciato finalmente perdere il fortunato e sconclusionato filone dei Paranormal Activity, Blum scommette sulle idee e su giovani autori disposti a confrontarsi con le limitazioni del budget che mette loro a disposizione per inventarsi un approccio creativo al genere. E’ grazie a questo produttore nemmeno cinquantenne che al cinema è tornato il popcorn-horror americano, in quattro fondamentali varianti: soprannaturale, politico-satirico, per adolescenti e per adulti. Meno splatter e più allusivo di quello proposto da altri, a volte riuscito e altre meno, è un cinema animato dallo stesso spirito, ovvero offrire al suo pubblico di riferimento un entertainment di qualità. Ciò premesso, Obbligo o verità appartiene a quel sottogenere destinato specificamente ai teenager (come i due Ouija), che declina in forme diverse il classico tema del gioco maledetto in cui gli incauti protagonisti vengono intrappolati, in un’età già per natura incline a correre rischi inutili. Superficialmente paragonato alla serie di Final Destination, è in realtà più ambizioso e mira in alto, prendendo a dichiarato riferimento The Ring, il recente It Follows e il primo romanzo dell’autrice de “Il cardellino”, Donna Tartt, “Dio di illusioni”. Forse è proprio il fatto che il regista e sceneggiatore Jeff Wadlow abbia dei modelli precisi in mente a impedirgli di condensare la narrazione in modo da renderla più efficace e più ironica, come era nelle intenzioni iniziali dell’autore di Kick-Ass 2. Se il gioco di “obbligo o verità” ti costringe a dire o fare quello che non avresti mai fatto in circostanze normali ed è di per sé un esercizio – volontario – in sado-masochismo, lascia in teoria al giocatore la possibilità di scegliere quanto rivelare e quanto fare. Ma se la posta in gioco è la vita, non c’è altra soluzione che continuare a giocare nella speranza di guadagnare abbastanza tempo per trovare una via di fuga. Wadlow gestisce benissimo i suoi giovani attori e ci sono momenti di indubbia suggestione nella storia: è divertente l’idea del gioco posseduto e del ghigno che appare sul volto delle vittime e che somiglia a un filtro di Snapchat. Alla fine, però, il gioco diventa ripetitivo, la necessità di rivelare e spiegare prende il sopravvento, la sceneggiatura si ingarbuglia e il (bel) finale arriva non come il climax di un’ora e mezzo di tensione (durata ideale per questo tipo di film), ma attenuato da un po’ di stanchezza e distrazione. Così com’è, Obbligo o verità si inserisce in quella che è la media dei prodotti Blumhouse ed è un film onesto, curato e sufficientemente ben scritto ma privo di quel guizzo creativo capace di renderlo memorabile.